Forgotton Anne: nel momento in cui un indie dell’eShop di Nintendo Switch su cinquanta, ti sorprende

Forgotton Anne, nel momento in cui un indie dell’eShop di Nintendo Switch su cinquanta indie, riesce a sorprenderti davvero.

Ribadire il concetto non fa mai male, la situazione di Nintendo, sebbene decisamente rosea in termine di vendite e popolarità con Nintendo Switch (vedisi anche le unità piazzate di quel  party game giocabile solo con i Joy-con e con 10 minigiochi giocabili online), rimane decisamente discutibile e rivedibile in altri ambiti.

Tralasciando il volere dei fan storici di vecchia data sulla line up “first party” del 2018,

Shuntaro Furukawa: “Oh ma ci sono i 20 giochi NES, cazzo volete”

Ovviamente ciò letto con l’accento giapponese, tralasciando poi gioconi (quelli veri non Nintendo Labo, Super Mario Party e compagnia) ovvero The Legend of Zelda: Breath of The Wild, Super Mario Odyssey e anche lo stesso Kirby Star Allies, che che se ne dica (inculamammnt) è decisamente un ottimo platform, ma sopratutto non è un porting faciloso da Wii U (DKCTF, NSMBU cit. in maniera totalmente voluta).

Nintendo Switch ne ha di problemi, magari non come era con Wii U, specialmente in termine di marketing (sia sempre nei nostri cuori Caro mister Iwata). 

Quello più evidente, almeno lato hardware, sono paradossalmente gli stessi Joy-con, i mirabolanti controller della casa nipponica che sebbene presentino una tecnologia anche abbastanza rilevante (sebbene totalmente useless, considerando che è stata creata principalmente per roba come il Labo, ma vabbè dettagli), risultano essere dei controller di cartapesta.

Quei cosini larghi quanto la mano di un neonato, degli aggeggini stilosi che ti fanno venire voglia di buttare le mani nel secchio dell’immondizia dopo averli utilizzati, e che al soffio di vento si destabilizzano perdendo la connessione con il dock, addirittura nei casi peggiori risultando anche non più funzionanti del tutto, o ancora peggio effettuando scrolling dello stick totalmente random in-game o nei menù principali della console, non voluti nemmeno per un po dal giocatore.

 

Il succo del discorso sarebbe Nintendo Switch Pro Controller tutta la vita direte? Indubbiamente, sempre se la Casa di Kyoto non decida, grazie alle sue grandi menti dietro le scelte di sviluppo di videogame, console e marketing della società, nel tenere come unico controller utilizzabile i Joy-con in Super Mario Party e Pokèmon Let’s Go (cazzo difficile tirare una sfera spostando in avanti leggermente un controller tradizionale già dotato di sensori di movimento, porca di quella troia.)

E forse anche in Super Smash Bros. Ultimate, ah no li c’è il Pro Controller, sennò col cazzo che i “Pro Gamer” te lo comprano, dopo fate i party in locale dentro a Kyoto in un monolocale, a giocare indossando il Robot del Labo col Mii personalizzato in una mischia a due, Kimishima vs. Furukawa.

 

Abbiamo fatto il giro lungo lo so, andando molto off-topic (ma anche no sotto certi aspetti), quindi torniamo al punto focale dell’articolo, gli indie su Switch e Forgotten Anne.

Un indipendente come pochi se ne sono visti negli ultimi mesi, decisamente spettacolare nelle animazioni e con una grafica decisamente gradevole, con una narrazione e uno stile che ricordano molto i film Disney, Pixar e non esagerando, persino quelli dello Studio Ghibli.

Fanculo a voi che giocate a Hollow Knight, Dead Cells, ma sopratutto roba come Fortnite su Switch, ancora più fanculo a chi si crogiola giocando la roba sopraindicata definendola un capolavoro, solo perchè:

Cit. giocatore qualunque: “è dai è un indie/gioco popolare, non ci ho neanche giocato ma tutti lo dicono, quindi sarà sicuramente così”.

I giochi indipendenti su Nintendo Switch, ma anche quelli in generale su tutte le piattaforme, stanno perdendo il fulcro principale della loro origine e ideazione, ovvero la propria natura da “outsider” nel mondo del gaming, a favore di un chiacchiericcio tra giocatori sul nulla per aumentarne le vendite.

E no fidatevi non è assuefazione da videogiochi, ne tantomeno la sensazione di smettere di giocare perchè la passione è finita, è totalmente l’opposto. Gente se vi potete questo dubbio arrivati ad una certa età, si parlo proprio con te che stai leggendo, nella maggior parte dei casi non sei tu il vero problema.

 

Indie game di diversa tipologia, emersi non per caso ma quasi per “diritto divino”, parlo di giochi come Cave Story, To the Moon, Super Meat Boy, Shovel Knight, FAST RMX, Toki Tori 2, Little Inferno, Trine e compagnia, potremmo stare a citarne all’infinito, ma stanno diventando sempre più rari e difficili da scovare (per tutti i generi), vuoi per un mercato saturo di gente disposta a fare quattrini facili, proponendo sugli shop roba mediocre e scontata, ma con generi di tendenza, vedisi copie, stracopie e controcopie dei Battle Royale più famosi, specialmente su piattaforme come STEAM, o roba da “furto d’autore” (specialmente su dispositivi mobile), di titoli che assaggiano la fama mondiale del periodo per poi essere abbastanza dimenticati dopo qualche settimana, vedisi ad esempio l’anno scorso con Cuphead e Getting Over It.

Tutto ciò col solo scopo di attirare a se boccaloni e giocatori dell’ultima ora, quelli che giocano due volte a settimana a Rocket League (facendo bestemmiare ripetutivamente i compagni di squadra), e poi tutta la settimana a Fornite, roba che i casual del Wii sarebbero il Pro Gaming nella mediocrità attuale.

La popolarità sta dando alla testa a studi indipendenti (e forse anche non) che probabilmente non meritano nemmeno quel successo.

Dall’altra parte della barricata però ci sono giochi e sviluppatori indie, spesso giovani e ingenui (buon per loro) che veramente valgono, Forgotten Anne e ThroughLine Games in primis, anche se stavolta c’è dietro lo zampino di Square Enix Collective, quindi Square, che dire un grazie ancora una volta nel 2018, e daccela sta data di Dragon Quest XI su Switch cazzarola (:P).

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